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DEFISCALIZZAZIONE SOLO PER I BUONI PASTO ELETTRONICI, ADDIO ALLA SPESA AL SUPERMERCATO CON I TICKET

Addio spesa al supermercato con i buoni pasto. È la (probabile) conseguenza dell’approvazione della normativa che prevede la detassazione dei ticket elettronici da poco entrata in vigore. Attenzione però. I vecchi buoni cartacei potranno ancora (illegittimamente) essere utilizzati in maniera diversa dal previsto. Con l’utilizzo di massa dei ticket elettronici (al momento costituiscono solo il 15% del totale), che vengono caricati su una tessera simile ad una carta di credito, sarà però tutta un’altra musica. Vediamo perché.

Defiscalizzazione

Dal primo luglio di quest’anno la normativa prevede che, per godere della defiscalizzazione fino alla somma di 7 euro, il buono pasto debba diventare elettronico. Non solo. Dovrà essere utilizzato in maniera non cumulabile e non spendibile nelle giornate non lavorative. Proprio come prima in realtà ma, con la differenza che, proprio la trasformazione del ticket cartaceo in elettronico renderà estremamente agevoli i controlli. E costringerà negozi e supermercati a rifiutare l’utilizzo di buoni pasto per cifre superiori ai 7 euro al giorno. Qualora il costo del pasto fosse superiore al valore del ticket, andrà infatti saldato in contanti l’importo residuo. Al termine dell’operazione l’esercente rilascia uno scontrino con riportato il saldo aggiornato dei buoni pasto residui.

Armonizzazione

La nuova normativa del resto punta proprio da un lato ad armonizzare il regime fiscale dei buoni pasto con le soglie europee, dall’altro a favorire la digitalizzazione del mercato dei buoni pasto contrastandone l’utilizzo poco ortodosso presso gli esercizi commerciali che li accettano. Per i lavoratori oltre all’impossibilità di utilizzare il buono-pasto in maniera diversa del consentito, c’è anche in vista un altro possibile pericolo. Dato che le aziende non hanno alcun vantaggio fiscale per la parte eccedente il valore di 7 euro è evidente che si tenderà, in fase di accordi di secondo livello, ad armonizzare al ribasso il valore degli stessi qualora prima fosse stato concordato un importo superiore. In caso contrario infatti le aziende avrebbero lo svantaggio di dover rimborsare volta per volta la cifra eccedente e di pagarci sopra anche tasse e contributi.

fonte: corriere.it

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