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La truffa del finto sms non si ferma più. Adico ha aperto 371 pratiche per un totale di 1 milione 700 mila euro rubati dai conti correnti

MESTRE. Imperversa senza soluzione di continuità dal 2021 svuotando i conti bancari di centinaia di persone nel Veneto e in tutt’Italia. La truffa del finto sms è ormai l’incubo dei correntisti e sta fruttando ad hacker ingegnosi e senza scrupoli veri e propri tesori difficili da quantificare.

Il boom. Adico fra il 2021 e il 2022 (ma anche a gennaio 2023) ha aperto 371 pratiche, in media 6 al giorno contando anche i sabati e le domeniche. Le cifre sottratte fanno venire i brividi: in totale, circa 1 milione e 700 mila euro, con una media di 4 mila e 600 euro a persona. In realtà c’è chi si è visto portare via poco più di mille euro ma anche chi è stato derubato di decine di migliaia di euro (il record è di 60 mila).

Come funziona. Il raggiro conosce poche varianti e solitamente si concretizza in alcune, piccole mosse. La vittima riceve un sms nella chat della propria banca (o delle Poste). Il messaggio comunica al correntista operazioni anomale nel proprio conto e lo invita a cliccare in un link inviato sempre via sms dal lestofante. La preda viene dunque contattata da un sedicente operatore dell’istituto di credito che gli suggerisce in diretta come muoversi per bloccare le movimentazioni sospette. Di fatto il correntista inserisce alcuni dati e poco dopo di ritrova con il conto bancario svuotato. In alcuni casi, la vittima è in attesa che gli venga inviato il bancomat a casa per posta ma viene contattata e avvertita che ci sono stati problemi nell’invio (come faccia, il malvivente, a sapere del bancomat, resta un mistero). A quel punto il correntista è indotto a inserire quei famosi dati che poi serviranno al furfante per rubare i soldi dal conto.

Da Intesa a Bper. Inizialmente tutti i casi seguiti da Adico riguardavano banca Intesa. Con il tempo, però, il raggiro ha coinvolto altri istituti: dall’N26 alla banca popolare di Sondrio, dall’Unicredit all’Ing Direct, dalla Bcc alla Cassa di Risparmio di Orvieto fino alle Poste. In queto momento, però, le principali vittime sono i correntisti dalla banca Bper tanto che in poco tempo Adico ha già avviato una decina di richieste di rimborso per altrettanti clienti dell’istituto emiliano.

Rimborsi. Il 60% dei casi seguiti da Adico riguarda correntisti veneti ma le persone che si sono rivolte alla nostra associazione risiedono in ogni parte d’Italia, dal Piemonte alla Sicilia. Per 167 soci (il 45% del totale) è stato trovato un accordo con la banca, solitamente indirizzato alla restituzione del 50% dell’importo rubato, corrispondente a circa 347 mila euro. Le vicende che riguardano l’invio del bancomat a casa, dove la responsabilità dell’istituto è pressoché totale, si è arrivati anche alla restituzione di tutto l’importo rubato dai truffatori. 164 pratiche sono ancora in fase di definizione, per una somma di 693 mila e 504 euro. 39 pratiche, invece, hanno avito esito negativo per varie motivazioni legate soprattutto al livello di “responsabilità” addebitato al correntista.

Ingegno e sregolatezza. “Pensavamo che la truffa a poco a poco andasse scemando – spiega Carlo Garofolini, presidente dell’Adico – invece notiamo che i malviventi dopo aver spremuto i correntisti di banca Intesa, ora stanno diversificando la propria azione, sapendo che ormai Intesa ha capillarmente messo in guardia i propri clienti mentre altri istituti, finora meno esposti, risultano maggiormente vulnerabili. Per la nostra esperienza, continuiamo a dire che ci sono delle falle nei sistemi di sicurezza delle banche. I truffatori inviano un sms che finisce nella chat di messaggistica originale della banca, i sedicenti operatori sono già a conoscenza di informazioni che non dovrebbero sapere, in poche mosse svuotano i conti. Infatti l’identikit della vittima è variegato e non coinvolge quasi mai persone anziane o particolarmente fragili. Da noi si sono rivolti dipendenti e perfino dirigenti di banca, professionisti, ex sindaci di importanti comuni. Fa rabbia quando leggiamo anche sul nostro sito la canzonatura delle vittime, definite ingenue, sprovvedute se non di peggio. La truffa – conclude Garofolini – è ben congegnata e il fatto che gli stessi istituti riconoscano almeno una parte di rimborso dimostra che anche loro sono coscienti che il cliente non ha grandi responsabilità. Comunque questo raggiro non ha nulla a che fare con le alghe di Wanna Marchi o con l’oroscopo del mago Do Nascimento. Qui siamo a un altro livello e i lestofanti sembrano intenzionati a lucrare ancora a lungo svuotando i conti dei poveri correntisti”.

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