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L’OMICIDO STRADALE DIVENTA REATO, IL SENATO DICE SI ALLA FIDUCIA

Il “finalmente” si riferisce all’iter complicato, complicatissimo di un DDL voluto all’inizio da tutti e poi ostacolato senza esclusione di colpi da più parti. Il percorso è iniziato quattro anni fa, nel frattempo sono cambiati ministri che si sono succeduti negli ultimi 4 governi e commissioni parlamentari. E la “battaglia” è andata avanti fino all’ultimo visto che perfino in mattinata il senato aveva respinto la proposta di sospensiva sul DDL chiesta dal senatore Carlo Giovanardi (Gal) che aveva definito il testo “squilibrato” e aveva chiesto il ritorno in commissione. Respinta la sospensiva, è iniziata la discussione generale.

LA SCHEDA Ma il calvario dell’approvazione di questa norma non era finito: il senatore Lucio Malan (Fi) ha chiesto nuovamente la verifica del numero legale. Il presidente Pietro Grasso ha verificato il conteggio e subito dopo è iniziata la discussione generale sul provvedimento. Nel frattempo il governo decide di chiedere il voto di fiducia – scatenando altre polemiche – e quindi si arriva all’approvazione.

LE REAZIONI Al senatore Carlo Giovanardi, che all’annuncio della fiducia aveva urlato “vergognatevi”, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi aveva replicato: “Non ci vergogniamo di mettere nelle mani di un provvedimento che tutela le vittime di incidenti stradali il lavoro del governo”. Ed è solo l’ultimo atto di un percorso ad ostacoli. E già perché dopo il primo via libera della Camera, l’Ok del Senato dello scorso dicembre ora il DDL sul nuovo reato di omicidio stradale è tornato di nuovo dalla Camera, in quella che è stata la quarta lettura.

INTERVISTA, Parla il vice ministro Nencini Un percorso lunghissimo, quasi record perché ricordiamo che l’approvazione della legge sull’omicidio stradale è arrivata dopo 4 anni dalla prima raccolta delle firme da parte delle Associazioni Lorenzo Guarnieri, ASAPS e Gabriele Borgogni. Il primo firmatario fu l’allora sindaco della città gigliata Matteo Renzi che fra l’altro – primo caso nella storia della Repubblica Italiana – parlò di sicurezza stradale nel suo discorso di insediamento. Le tre associazioni che l’hanno spinto, ideato e sostenuto (a proposito, per dovere di cronaca il nome di “omicidio stradale” lo si deve all’Asaps) parlano oggi di “pressioni ondivaghe” per arrivare infine ad un risultato positivo grazie anche a una forte volontà del governo. “Ma oggi – commentano in una nota congiunta Associazioni Lorenzo Guarnieri, ASAPS e Gabriele Borgogni- mettiamo al bando i trionfi e ci limitiamo ad esprimere un più sobrio sentimento di viva soddisfazione per questa legge che rivoluziona totalmente il peso delle responsabilità a carico di quanti uccidono sulla strada dopo aver commesso alcune violazioni gravi, prime fra tutte gli abusi di alcol e droga. Finalmente si passa dalla certezza dell’impunità alla quasi certezza della sanzione penale, accompagnata da una revoca della patente che se non sarà ergastolo, sarà costituita comunque da un numero di anni (da 10 a 30) assolutamente dissuasivo”. Lo spirito di questa norma, va ricordato, è quello di evitare i casi di recidiva della pirateria stradale ma per capire davvero la sua efficacia bisognerà aspettare un po’. Di certo alcune novità introdotte alla fine (un esempio per tutti l’equiparazione del passaggio con il rosso alla guida contromano) fanno discutere. Ma vedremo. Di certo passa il concetto, come spiegano le tre associazioni, che “l’omicidio stradale farà capire anche ai più distratti e distanti che chi causa incidenti in situazioni con elevato profilo di rischio pagherà il conto dovuto alla giustizia e che il reato di omicidio o lesioni da incidente stradale ha assunto una nuova dignità nel panorama della giustizia”.

di VINCENZO BORGOME
fonte: repubblica.it

Una risposta

  1. Ben venga qualsiasi provvedimento che serva a portare più sicurezza, magari non solo nelle strade.
    Ma …
    Intanto bisognerà capire i dettagli di questa norma, non vorrei che chi ti spara in casa tua per rapina venga denunciato a piede libero (come è già successo) e chi, ad esempio, dopo aver mangiato un Mon Chéri investe un pedone che si è buttato, come troppo spesso succedere, letteralmente in mezzo alla strada finisca per subire una condanna a 20 anni (come sicuramente succederà).
    Dubito anche che la nuova norma servirà da deterrente: io stesso in passato sono stato tamponato, per fortuna molto lievemente, da uno non più giovane che non aveva mai conseguito la patente, che ha fatto una manovra azzardata e che in più era visibilmente ubriaco ed ha tentato di fuggire; non è che all’epoca fosse permesso guidare in quelle situazioni e dubito che le norme odierne servirebbero da deterrente per tali individui.
    Il rischio è che chi è uno sbandato continui ad agire come sempre, mentre un altro coinvolto per una serie di circostanze sfortunate (un abbagliamento, scarsa visibilità, attraversamento della strada in modo azzardato anche se sulle strisce pedonali, un malore, ecc.) finisca per pagare duramente pur senza colpe se non quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
    Inoltre, tutti i limiti di qualsiasi genere applicati indistintamente lasciano il tempo che trovano: 90 km/h non sono la stessa cosa per una Topolino o per una Maserati, come pure per un incapace anche solo a sedersi al posto di guida o per uno esperto; 0,5 g/l non sono la stessa cosa per chi ha una corporatura minuta o per chi ha una stazza ben diversa, come pure ci sono quelli a cui gira la testa bevendo un solo sorso e chi può bere una petroliera di vino ed essere ancora in grado di scalare una montagna; altro discorso credo valga per chi si droga, in quel caso ritengo non ci siano attenuanti.
    Secondo me il vero problema è che ci siano strade adeguate, auto efficienti nei sistemi di sicurezza, utenti della strada (quindi anche pedoni, ciclisti, ecc.) che sappiano dove si trovano e cosa stanno facendo in quel momento e che quindi non pensino di essere soli nel raggio di un chilometro, inoltre non è detto che un idiota che vada piano sia meno pericoloso di chi ecceda nei limiti sapendo quello che sta facendo; alcuni esempi tra tutti i più recenti modi indisciplinati: chi – la maggior parte – non sa come si percorre una rotatoria, chi non si schioda mai dalla corsia centrale di un’autostrada o di una tangenziale, chi attraversa d’impeto una strada a prescindere se sia possibile in quel preciso momento e luogo, chi ha perennemente la testa nelle nuvole, chi, pur non commettendo nessuna particolare infrazione, non abbia la sana abitudine di cercare di prevedere le mosse degli altri, cosa che molto spesso ti fa evitare impatti.

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