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SPRECO DI CIBO: LO 0,5% DEL PIL FINISCE OGNI ANNO NEL CESTINO

Tutti online contro lo spreco alimentare, ma dentro le mura di casa si continua a buttare a volontà cibo nella spazzatura. Dopo la pubblicazione della normativa che obbliga i supermercati francesi a donare alle onlus il cibo invenduto ancora consumabile, fioccano le iniziative online supportate da centinaia di miglia di cittadini per chiedere misure analoghe ai governi nazionali. E ora la lotta al food waste, per costruire un argine  allo scandalo delle 100 milioni di tonnellate di cibo gettate ogni anno in pattumiera nel nostro continente, ha preso di mira anche Bruxelles. È stata infatti lanciata sulla piattaforma change. org una petizione che ha raggiunto 250 mila firme per spronare i deputati dell’europarlamento a redigere una normativa adeguata.

A cavalcare la battaglia dell’anti-spreco c’è Arash Derambarsh, il politico transalpino che ha guidato la crociata in Francia contro il cibo in pattumiera, il quale si  dice convinto che in 15 giorni la petizione centrerà il traguardo del milione di firme e perciò Bruxelles dovrà fornire risposte adeguate a questa valanga di richieste. In base all’iniziativa del’Ue “cittadinanza europea” servono un milione di adesioni per lanciare un progetto di legge popolare da porre all’attenzione dell’europarlamento.  Derambarsh guarda anche oltre i confini dell’unione, proponendo un’azione che sarà discussa a dicembre al G7 di  Parigi, attraverso la One Foundation di Bono, il cantante degli U2.  La grande distribuzione alimentare resta sotto pressione dal coro di proteste popolari. Eppure a conti fatti, i grandi sperperatori del carrello della spesa sono per primi i  consumatori europei, quelle famiglie che  ogni anno cestinano 38 milioni di tonnellate di cibo, molto di più rispetto all’industria, che ne perde 35 milioni nei processi produttivi, e 10 volte tanto quanto sprecano negozi e supermercati, a quota 4 milioni di tonnellate.

Sprecare cibo è reato, ma la multa non è salata. Oltre 100 milioni di tonnellate di cibo sono gettate annualmente nei paesi dell’Unione europea; 1,3 miliardi di tonnellate sono cestinate a livello globale, per un costo totale di mille miliardi di dollari l’anno, un quantitativo tale da sfamare quattro volte gli 868 milioni di persone che soffrono la fame nel mondo. I dati raccolti dalla Commissione europea nel 2014 fanno impressione e hanno portato alla legge francese che ha incluso tra i reati  lo spreco alimentare nella grande distribuzione.  Tuttavia, dopo aver raccolto il plauso di tanti operatori (la catena Tesco, ad esempio ha deciso di aderire volontariamente al progetto in 10 negozi in Uk),  proprio in Francia si comincia a dubitare  della bontà di questa iniziativa. Lo stesso legislatore sembra aver fatto marcia indietro. La prima versione di legge, quella che ha fatto il giro del mondo, raccogliendo larghi consensi e scatenando le petizioni online con la richiesta  di replicare quel modello, prevedeva  sanzioni severe (75 mila euro) e una pena fino a due anni di carcere per quei responsabili dei supermercati della Gdo (con superficie superiore a 400 metri quadri) che avessero continuato a sprecare derrate alimentari gettando l’invenduto nella spazzatura. Dopo qualche passaggio in parlamento la legge anti-spreco si ritrova però con le armi spuntate.

Rimane l’obbligo di donare a una  onlus convenzionata  il cibo in via di scadenza, ma l’assemblea ha scelto una via più morbida, con  sanzioni più leggere. Da 75 mila euro di ammenda infatti si è passati a 450 euro. Insomma, tanto rumore per nulla? E tutto come prima? I primi a non gradire l’intervento dell’assemblea sono state diverse associazioni onlus francesi che si occupano del sostegno alimentare degli indigenti, parlando di “regalo avvelenato”, come ha detto Olivier Berthe il presidente di Restos du cœur,  per via di una misura che trasformerà le associazioni non profit in “magazzini” di cibi in via di scadenza, senza poi avere  mezzi adeguati per distribuirli. Insomma serve “qualità più della quantità”, come ribadito da Les Gars Pilleurs, rete non profit per il recupero degli scarti e del cibo invenduto. E soprattutto, per combattere lo spreco,  c’è bisogno di  un cambiamento di consumi alimentari da parte dell’industria e dei cittadini. Perché  lo spreco tra gli scaffali della Gdo è pari al 5% del totale del food waste, 8 chilogrammi per cittadino, contro i 76 in media di ogni famiglia europea e i 70 chilogrammi dell’industria.

Lo 0,5% del Pil nel cestino della spazzatura. Anche in Italia è partita la corsa alla petizione antisprechi. Ci sono più di 36 mila firme (la quota da  raggiungere è 50 mila) a sostegno dell’iniziativa su change. org per chiedere una legge analoga a quella francese che obbliga la Gdo a donare il cibo invenduto, e quello non più consumabile all’industria agricola e alla produzione di metano. “È indispensabile una legge contro lo spreco alimentare. Voglio presentarla entro fine anno. Una legge diversa da quella francese perché sono convinto che è meglio risolvere senza sanzioni ma con educazione e incentivi”, ha detto il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti.

L’Italia nel 2014 ha sprecato cibo per un valore pari a otto miliardi di euro, che fa una media di 335 euro a famiglia. Perciò lo il food waste vale lo 0,5% del nostro Pil. Secondo il sondaggio Waste Watcher  –  Knowledge for Expo che ha coinvolto 1000 famiglie italiane, a sprecare di più sono i supermercati e la grande distribuzione (36%), seguiti da ristoranti (18%), famiglie (15%), mense scolastiche (12%), ospedali (11%) e mense in generale (8%). Ma si tratta di una percezione distorta. “Il 36% degli italiani incolpa innanzitutto i supermercati e la grande distribuzione  –  ha affermato  Andrea Segrè, fondatore di Last Minute Market e presidente del Programma nazionale di prevenzione dello spreco alimentare avviato dal ministero dell’Ambiente –  eppure  è nella pattumiera di casa che ogni anno bruciamo cibo per oltre otto miliardi e mezzo di euro”.  Per cambiare rotta, insomma, più delle leggi, basterebbe un po’ di buona educazione.

Una risposta

  1. Tutto l’occidente per più di due secoli ha razziato risorse al sud del mondo , arricchendosi spudoratamente ed avviando il meccanismo del consumismo sfrenato ed ora senza alcun controllo . Fregandosene se ciò conduceva popoli interi alla fame più nera . Ora i nodi stanno arrivando tutti al pettine . Con la buona volontà faremmo ancora in tempo ad invertire direzione , dopo……. chi sa!

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